Gli scenari possibili sull’epilogo della pandemia

Alla fine di gennaio, esperti in sanità pubblica ed epidemiologia, alla domanda su come e quando quest’epidemia di nuovo coronavirus cessi la sua corsa, hanno delineato uno scenario di speranza: il contenimento.

L’idea era che identificando e isolando i malati, il virus poteva non diffondersi.
Sembrava ragionevole: il contenimento era il modo in cui l’epidemia di SARS del 2003, stesso ceppo della famiglia dei coronavirus, era terminata.
Ora lo scenario è mutato e quella speranza o modalità d’azione abortita, perché ormai i “buoi sono scappati dal recinto”.

Una ragione ha a che fare con ciò che abbiamo appreso sul virus: ci sono prove che le persone, pur non mostrando sintomi gravi, possono diffonderlo. Un altro motivo è il lento lancio di test diagnostici.
La domanda è: come finisce questo focolaio?
La risposta più spiacevole è la possibilità che il Covid-19 continui a diffondersi ad un ritmo elevato e diventi endemico, infettando gli esseri umani. Senza un vaccino efficace, non si possono fare previsioni certe.

Solo perché il virus non è contenuto, non significa che non si è in grado di prevenire malattie gravi e decessi tra i più vulnerabili. C’è ancora molto che le comunità possono fare per rallentare la diffusione, salvare vite umane e guadagnare tempo per sviluppare una cura o un vaccino.

Gli Stati avrebbero dovuto essere preparati (dovrebbero esserlo in realtà)

Poiché i casi di Covid-19 in Cina stavano aumentando a gennaio e febbraio, gran parte della risposta degli Stati si è concentrata sulle restrizioni ai viaggi e sui test incentrati sui viaggi. In retrospettiva, avrebbero dovuto sfoderare un piano rodato e testato e pianificato per una possibile pandemia.
Una volta acclarato che questo virus si stava diffondendo in modo incontrollabile, ci si sarebbe dovuti attivare immediatamente. A quel punto ogni paese del mondo avrebbe iniziato la preparazione alla pandemia e ciò includeva test, preparazione ospedali, piani da applicare, esser pronti operativamente ad una cosa di estrema gravità.

Il virus è entrato indisturbato.
Se il virus non può essere contenuto, l’unico modo per ottenere questo controllo è che il 50% delle persone ne diventi immune. È anche possibile che il virus diventi meno mortale nel tempo, attraverso l’evoluzione: le versioni più letali del virus si uccidono essenzialmente quando uccidono i loro ospiti.

Lo scenario da incubo?
È avvenuto, con un improvviso picco enorme di casi, con l’inefficienza delle strutture sanitarie, sovraccarico, carenza di attrezzature, con i malati che precipitano nel vortice del sistema sanitario e assieme a loro i medici che muoiono come mosche. Ma questo scenario da incubo non è inevitabile. Lo si deve rallentare appiattendo la curva epidemica.
E allora ecco che si chiude tutto, si obbliga, quasi come essere in uno stato di polizia, di chiuderci in casa, evitare i contatti.
Le persone possono aiutare a rallentare la diffusione del virus stando lontani gli uni dagli altri.
Stiamo facendo di tutto per uscirne, ma permaniamo in questo limbo, questa finestra che senza test, non potremmo mai chiudere.

Lo scenario positivo: Covid-19 smette naturalmente di diffondersi velocemente durante l’estate

Un altro fattore che potrebbe rallentare la diffusione del virus è il cambiamento delle stagioni. Per una serie di motivi, alcuni virus diventano meno trasmissibili quando la temperatura e l’umidità aumentano nei mesi estivi. I virus potrebbero non vivere a lungo sulle superfici in queste condizioni. Inoltre, il comportamento umano cambia e passiamo meno tempo in spazi ristretti. Molto di come finisce l’epidemia o almeno di come le cose progrediscono nei prossimi mesi, dipende se si accerta che sia “stagionale”.
Questo è ancora un grande arcano. Lo studio svolto a Wuhan, suggerisce che l’umidità non è correlata alla trasmissibilità di Covid-19. Inoltre, se si rivela stagionale, non significa che il Covid-19 scompaia dopo l’estate. Probabilmente non andrà via magicamente e che l’inverno prossimo ricompaia.

Come potrebbe davvero finire questo focolaio: con un vaccino

Per porre fine a questo focolaio per sempre, avremo bisogno di trattamenti antivirali o di un vaccino. Quelli sono attualmente in produzione a velocità record. I ricercatori stanno lavorando su nuove tecnologie di vaccino nonché su anticorpi terapeutici all’avanguardia.
Potrebbe passare ancora un anno o più prima che la sicurezza e l’efficacia di questi prodotti farmaceutici, siano dimostrate.

Ricorda: i focolai fanno più male dei malati

È anche importante ricordare che i focolai, non colpiscono solo coloro che si ammalano di malattia e muoiono, ma possono anche esserci danni collaterali.
Le epidemie hanno un impatto economico sulle persone senza lavoro per quarantena, quelle che non possono permettersi cure mediche e i gruppi che sono ingiustamente presi di mira e stereotipati come portatori di malattie.
Man mano che l’epidemia progredisce, esporrà le crepe nella nostra società e la nostra preparazione per future epidemie.

La speranza è che finirà probabilmente nel modo in cui è finita la pandemia di H1N1 del 2009, la gente ne perderà la memoria. Ma avrà effetti enormi, negativi e duraturi, per le persone più vulnerabili dal punto di vista medico e economico nella nostra società.

Cerca